"Europa indispensabile ma serve nuovo inizio"

Luca Rolandi intervista Bernard Guetta

La domanda che oggi i suoi cittadini e non solo le classi dirigenti si devono porre è questa: «Europa cosa diventerai? ». L’Europa «non esiste come stato di natura, ma deve esistere come frutto della nostra volontà. Né utopia né ideale romantico, ma convinzione realistica che deve farci pensare, per esempio, a una politica industriale europea, una difesa europea. Le radici di questa convinzione affondano in una rigorosa analisi dei fatti e, nel contempo, nel mio essere stato testimone diretto di rotture e ricomposizioni storiche». Con questa frase, che va al cuore del problema, Bernard Guetta, intellettuale francese, giornalista, editorialista e studioso di politica internazionale, introduce il colloquio con Segno nel mondo. L’obiettivo: riflettere sull’Europa di oggi e lanciare lo sguardo al futuro. Sullo sfondo le elezioni per il Parlamento europeo del prossimo maggio.

 

Tra pochi mesi i cittadini europei rinnoveranno il Parlamento di Strasburgo: lo stato di salute dell’Ue è grave?

Tutto pensano che sia arrivata al capolinea. Ma io credo, nonostante tutto, che non siamo davanti alla fine dell’Unione europea, per diversi motivi. Perché Brexit non fa certo invidia, perché troppi Stati beneficiano della solidarietà europea per pensare di perderla, perché nessun sondaggio lascia intendere la possibilità che in un paese si affermi una maggioranza favorevole all’uscita dall’euro o dall’Unione. E perché gli europei, governanti e cittadini, non sono così ciechi da non vedere che nel contesto segnato dal caos in Medio Oriente, da Trump a Putin, l’Unione si suiciderebbe se voltasse le spalle all’unità. Questo ragionamento risulta tanto più corretto se consideriamo che tutte le estreme destre europee hanno frenato gli slanci contro l’Europa per conquistare il potere o provare a farlo. Ormai la destra radicale parla di cambiare le politiche e il funzionamento dell’Unione anziché di uscire da quella che ha smesso di definire una “prigione dei popoli”. In questo senso l’Unione è più solida e meno contestata rispetto al passato, ma al contempo è soltanto l’ombra di se stessa, segnata da divisioni profonde, senza più la forza trainante della locomotiva franco-tedesca (...).

...l'intervista completa sarà disponibile tra pochi giorni su SegnoWeb e sull'applicazione on line