MEDITERRANEO / Finalmente io e te

Michele D'Avino

SEGNOWEBESTATE2019 / domenica 11 agosto / MEDITERRANEO

 

FINALMENTE IO E TE

 

Subito dopo quella curva, oltre la galleria, mi sembra di avvertire già il tuo profumo. L’aria si distende e le cicale si esibiscono nella colonna sonora delle mie estati più belle: torno da te, mare! Ogni volta è come la prima volta, il mio sguardo ti insegue tra i tornanti, mentre il sole rincorre le onde fino ad accenderle di barlumi, preludio di nuovi tesori da scoprire, messaggi cifrati per chi conosce l’alfabeto del mare.

Finalmente io e te. Raccontami ancora di quando gli uomini ti attraversavano su navi intagliate col sudore della braccia, spinti solo dalla forza del vento e dal coraggio del futuro. Raccontami dei viaggi di Ulisse e di quella volta che tra le insenature di Capri perse il senno, inerme innanzi alla bellezza del tuo canto. Raccontami degli amori di cui nessuno sa, nati una notte d’estate sul bagnasciuga, testimoni solo te e la luna. Sono cresciuto ascoltando i tuoi racconti. Mi hai insegnato a trattenere il fiato per andare a fondo. Mi hai mostrato nuovi mondi sotto la superficie dell’acqua, oltre l’orizzonte. E ogni volta la scoperta di ricchezze degne d’un re, nell’abisso più profondo, oltre il velo delle cose, ho ritrovato senso e direzione.

Ma oggi sei agitato. Lo vedo che questa notte non hai potuto riposare. Sento l’eco della tempesta e i fragori delle onde. Sento il dolore che ti porti dentro. Ti conosco e tu conosci gli uomini. Ma adesso non li capisci più. Ti hanno tracciato dentro un confine. Non lo puoi vedere, ma sai che c’è. Da una parte si muore. Dall’altra si fa finta di niente. Da una parte si continua a salpare verso nuove terre, con a bordo sogni e speranze, come nel preludio delle tue storie più belle. Dall’altra la vita continua con gli occhi chiusi, senza più orizzonti da scrutare. Ti offende quando ti dicono “mare monstrum”, tu che eri il mare “nostro”, la casa dei popoli e delle culture che hanno scritto la storia del mondo. Ma gli uomini sono così: provano ad allontanare da sé stessi la colpa, proiettandola su qualcun altro. E allora sembra che, se a centinaia continuano a morire nel mare, sia tutta colpa del mare. E invece è tutta colpa degli uomini. 

Ti hanno chiuso dentro a un porto. Ma io lo so che tu sai sempre disegnare nuove rotte e inventare nuovi approdi. 

Non lasciare affogare la speranza! Non smettere mai di suscitare sogni e bellezza! Ecco, vedi là quei bambini che giocano con la sabbia: infondi in loro il profumo del mare, il desiderio di nuovi mondi... o anche solo il coraggio di cambiare quelli che abbiamo già. Da Gibilterra ai Dardanelli, da Tripoli a Venezia, dalle spiagge di Saint-Tropez fino a Beirut, va’ e non ti fermare, facci sentire la tua voce. Continua a parlare agli uomini e forse gli uomini torneranno a parlare tra di loro.

 

*direttore dell’Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo, è membro del comitato scientifico di Benecomune.net e autore di numerosi testi sui temi della cittadinanza e della pace. Ha curato per Ave Eurhope. Un sogno per l’Europa, un impegno per tutti (Roma, 2019)