Perché amiamo Charles de Foucauld

Gianni Di Santo

Perché amiamo Charles de Foucauld

Un libro, un racconto di esperienze. La vita di Charles de Foucauld raccontata ai più giovani. Per una “Chiesa domestica” che non ha paura di dialogare e abbracciare ogni uomo di questo pianeta

 

Charles de Foucauld, il suo respiro di Assoluto, la sua storia, il suo esempio. E quello che può dire ancora oggi, soprattutto alle nuove generazioni. Basterebbe questo per leggersi tutto d’un fiato Il coraggio di esplorare (Cittadella Editrice), scritto e curato a più mani da alcuni componenti della Fraternità secolare legata alla famiglia spirituale di Charles de Foucauld, beatificato da Benedetto XVI nel 2005. Un testo pensato, fortemente desiderato e atteso per lasciare, da una parte, una sorta di testamento spirituale ai giovani e, dall’altra, per rileggere la vita e la spiritualità di de Foucauld alla luce di una visione più laica. Un lavoro frutto di incontri, dibattiti, dove gli autori si sono raccontati attraverso una vita vissuta alla sequela del “piccolo fratello del deserto”, vita ed esperienze completamente diverse fra loro ma affascinati della figura di Charles de Foucauld e al cui seguito hanno scelto di mettersi in cammino.

Le pagine del libro sono state redatte da un piccolo gruppo di sei autori, un tempo formato da giovani coppie con figli piccoli, che frequentavano la fraternità per confrontarsi sulle scelte di vita per una società solidale. Gli incontri, spiegano gli autori, «avvenivano in un contesto spirituale e sociale vivace generato da figure carismatiche come Carlo Carretto, Arturo Paoli, Tommaso Bogliacino e Giovanni Roncarolo dei Piccoli fratelli del Vangelo, che avevano fatto proprio il percorso tracciato da Charles de Foucauld. Eravamo stati catturati dalle storie personali di chi ci era accanto e poco sapevamo di questo Charles. Ora che abbiamo cominciato a conoscerlo meglio, crediamo che il percorso da lui tracciato possa alimentare la speranza di una comunità̀ “felice”, nel nostro mondo “infelice”». 

Un testo arricchito da una prima parte che riguarda La vita di Charles e il suo percorso spirituale (elementi di contesto storico e biografia), una seconda parte che comprende Il messaggio di Charles (Charles visto dall’Islam, in cui si propone il punto di vista di Alì Merad, un intellettuale islamico; I progetti di C. de Foucauld e la famiglia foucauldiana, in riferimento ai gruppi che sono nati dalle ipotesi elaborate da Charles; Un nuovo ritorno della spiritualità̀ di C. de Foucauld, intesa come spiritualità comunionale; L’ultimo tratto di strada, in cui si cerca di rileggere oggi alcuni elementi chiave della storia di Charles). La terza parte, infine, contiene un’Appendice, in cui sono presenti le Lettere ai figli, scritte dagli autori, ai quali è rivolto in via prioritaria il testo, e i Diari, brevi testimonianze di persone rimaste contagiate dalla figura di Charles. 

Nel libro, e non potrebbe essere altrimenti, si respira un’aria di piccola Chiesa domestica, casualmente, e forse non tanto, ridiventata attuale al tempo del coronavirus. Una Chiesa che cerca la comunione pur nel rispetto delle diversità, una Chiesa del Concilio Vaticano II che pratica solidarietà nascosta in una società dominata dal capitalismo selvaggio, una Chiesa infine che cerca la fraternità nei volti di chi ci sta accanto ma anche nei luoghi lontani della disperazione e della fragilità umana.

C’è la dimensione della Chiesa domestica, in questo libro, certo. C’è l’afflato spirituale dei cercatori di Vangelo. C’è la necessità dei padri di tramandare il filo rosso della fede ai propri figli. Ma c’è anche il racconto di un vissuto che non può essere perso. La memoria della fraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo, situata a Spello in Umbria, «ha contribuito a diffondere negli anni ‘60 la conoscenza della vita e della spiritualità di Charles de Foucauld anche grazie al carisma di due fratelli, Carlo Carretto e Arturo Paoli, che con le loro pubblicazioni, quali Lettere dal deserto Un incontro difficile, hanno spronato migliaia di giovani e adulti che si recavano a Spello, a condividere la vita dei fratelli fra contemplazione e lavoro». L’ex Convento di San Girolamo, ora che i Piccoli Fratelli non ci sono più a causa dei danni derivanti dal terremoto, è stato ristrutturato alcuni anni fa dall’Azione cattolica italiana, ed è di nuovo a disposizione come “polmone spirituale” di quanti vogliano, secondo lo spirito di fratel Carlo Carretto, coltivare un po’ di silenzio e armonia spirituale nella convivenza domestica e nella sobrietà evangelica.

«Questa è la sfida che hanno di fronte i seguaci di Charles de Foucauld, soprattutto i laici – concludono gli autori –. Essi sono chiamati a reggere lo squilibrio attraverso la denuncia delle ingiustizie, non diventandone complici con il proprio silenzio, in un momento storico nel quale, anche su sollecitazione del Vescovo di Roma, profondo conoscitore e ammiratore della spiritualità foucauldiana, non possono essere “cani muti”, ma debbono avere il coraggio di “gridare il Vangelo con la loro vita”, evitando di essere “sentinelle addormentate”».