Fraternità, uno stile "da giovani"

Lorenzo Zardi ed Emanuela Gitto

Sei mesi da Segni del Tempo. E l’entusiasmo resta vivo, la voglia di mettersi in gioco e di fare progetti a partire dai nostri territori, progetti che parlano di Dio. Quella tenda nel complesso della Domus Mariae, che ha raccolto insieme i responsabili parrocchiali del Settore giovani dell’Ac di tutta Italia dal 28 al 30 ottobre scorso, è ancora oggi la metafora di un settore che ha voglia di ritrovarsi, di sognare in grande, di accogliere la vita di tutti i giovani e di tutte le giovani di questo tempo. La tenda sotto la quale abbiamo pregato e ballato, riso e meditato, diventa il simbolo dello stile con cui vogliamo trasformare le nostre comunità affinché possano essere luogo di ristoro, spazio sempre aperto per chi passa e occasione per vivere la fraternità. Il percorso di Segni del Tempo continua, non è mai terminato in realtà. Perché per costruire una Chiesa a misura della vita dei giovanissimi e dei giovani di oggi, abbiamo bisogno di percorsi, oltre che di incontri: abbiamo bisogno di ritrovarci, dopo aver sedimentato le parole che papa Francesco ci ha consegnato il 29 ottobre e dopo aver aperto, in tutte le diocesi italiane, veri cantieri sinodali. Ecco allora che l’appuntamento a Frascati dal 28 al 30 aprile, Pensati insieme Rigenerarsi nella fraternità è l’occasione per continuare un cantiere aperto insieme, vicepresidenti, consiglieri, membri d’équipe, incaricati regionali e assistenti del Settore giovani.

La fraternità sul territorio

Come rendere la fraternità uno stile per la nostra convivenza comune? In che modo come giovani possiamo lavorare per farci promotori attivi di processi di fraternità sul territorio? 

Queste solo alcune delle domande che ci risuonano ancora nelle orecchie da quando papa Francesco – accolto tra i fazzoletti dei colori del sole in Aula Paolo VI – ci invitò a fare della fraternità il riferimento per fare sincero lavoro su noi stessi e il paradigma fondativo attorno al quale ricostruire insieme le comunità parrocchiali italiane del 2023. Ed è proprio questa duplice sfida che abbiamo voluto rendere evidente fin dal titolo del modulo: solo se cogliamo l’invito che il Signore ci rivolge – «Pensati insieme» – cioè se cogliamo l’invito a lavorare su noi stessi perché ciascuno agisca pensandosi tra e per i fratelli e le sorelle, allora capiamo che da sempre siamo stati pensàti insieme. Invito che vogliamo accogliere in pieno anche in questi giorni per fare della fraternità la nostra missione prioritaria. Un paradigma, quello dell’esperienza fraterna della fede, che deve passare dalla testa al cuore e per farlo ci chiede di pensarci insieme, scoprire che siamo da sempre pensàti insieme e che solo insieme – non lasciando indietro nessuno – si può essere felici. 

Come tenere tutto insieme?

La sfida è vivere quello stile fraterno cui ci invita il papa proprio nel mondo complesso che viviamo, dove tutto cambia costantemente e anche la parrocchia sembra essere attraversata da trasformazioni epocali. Cambiano il territorio e le città attorno a noi. Cambia la parrocchia e cambiamo noi. Ma allora, come tenere tutto insieme? 

Innanzitutto, attraverso la scelta precisa di condividere spazi, tempi e riflessione insieme al seminario di studio dell’Acr, Senza riserve! – Incontrare la povertà per imparare a farsi dono: anche per e con i ragazzi, infatti, la comunità è da ripensare!

Per i giovani di Ac, poi, ragionare su come vivere un’esperienza di fede fraterna in parrocchia diventa contemporaneamente l’occasione per lavorare su noi stessi e per interrogarci su come convertire le nostre prassi pastorali e, quindi, ripensare l’esperienza parrocchiale per i giovani e i giovanissimi.

E sono, ancora una volta, proprio le parole che ci ha affidato papa Francesco a Segni del Tempo a consegnarci il mandato più grande. Dalle sue parole abbiamo tratto tre direttrici per avviare percorsi di senso nelle nostre comunità attraverso cui possiamo maturare nel lavoro sulla fraternità: i cammini di fede, il valore sociale e la responsabilità.

Ci interroghiamo e mettiamo in discussione i nostri cammini di fede, cioè le esperienze che proponiamo attraverso i cammini formativi dell’Azione cattolica; lo facciamo perché sappiamo che il Signore vuole incontrare adolescenti e giovani di oggi, e mai vorremmo incarcerare la speranza. Scandagliamo il valore sociale che generiamo attraverso il servizio educativo e l’impegno dei nostri territori, perché siamo consapevoli che la fede non è un affare da sacrestia, non significa ritirarsi dal mondo, ma è rendere conto della speranza che è in noi mettendo a disposizione le mani. Interpelliamo e inquisiamo la nostra responsabilità per acquisire la consapevolezza che quello della responsabilità più che un impegno triennale è uno stile in cui incarnare tutta la vita, che matura e si allena in associazione ma si apre al mondo intero.

Tutto questo non possiamo farlo al di fuori del tempo che la Chiesa, italiana e universale, sta vivendo attraverso il percorso sinodale; in questo, abbiamo il desiderio e la responsabilità di integrarlo sempre più nella nostra proposta associativa ordinaria. Abbiamo scelto consapevolmente di applicare il metodo sinodale nella nostra riflessione, convinti che l’Ac può e dev’essere un laboratorio ecclesiale, in cui diamo gambe e cuore a questo carattere essenziale dell’essere Chiesa: solo una sinodalità piena e convinta, infatti, ci permetterà di fondare le nostre comunità sulla fraternità vera.