Nella rivista

La vita comune, oltre disincanto e disperazione

«Ah Maestro, Maestro, non posso pensarci senza piangere. Capisci? Mi veniva detta la parola, quella che ogni essere umano attende da prima della nascita, la parola che lo giustifica d’esser nato […]. E sii tu benedetto, Maestro, per aver parlato. Da allora io sono un uomo nuovo. Capiscimi bene: non dico di essere migliore. No, dico: nuovo.

Nelle sottrazioni di questo tempo non sopravvivere ma vivere davvero

Nei frangenti in cui la vita si fa più difficile e si percepisce un impoverimento rispetto al tenore di vita precedente, una delle opzioni è quella di preoccuparsi di sé, di limitare la condivisione, finendo per attivare relazioni più o meno consapevoli di sfruttamento.