Russo (Cei): una firma per la comunione e la solidarietà
Intervista a mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana.
Intervista a mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana.
Prosegue il viaggio nel Progetto formativo aggiornato. In questo numero mettiamo a fuoco, con Maria Grazia Vergari, cosa voglia dire formare laici cristiani che abbiano uno sguardo contemplativo sulla realtà, laici consapevoli che qualsiasi cosa accada, Dio è all’opera.
Proseguiamo con i nostri assistenti nazionali il cammino interiore sui sentieri della “speranza”.
Nel Vangelo di Luca, è la semplice presenza di Gesù a ravvivare la brace
Padre Pedro Opeka parla con Segno nel mondo dell’inattesa candidatura al Nobel per la pace. E racconta 50 anni di missione in Madagascar
«Recuperiamo la qualità della nostra dimensione comunitaria. Non facciamoci ingannare dalla visione di chiese semi-vuote a causa di questo tempo. Ricominciamo
dai due o tre che si incontrano nel nome del Signore».
Il priore generale dei Camaldolesi, Alessandro Barban, riflette sul post pandemia
Ecco perché l’Assemblea nazionale, anche se vissuta a distanza, costituirà un passaggio fondamentale per il cammino dell’Ac dei prossimi anni. Perché sarà chiamata a individuare le strade da percorrere, scegliere come percorrerle, e a chi affidare la responsabilità di farlo, concretamente, a livello nazionale.
«Per questo amo i ponti, perché permettono i collegamenti. Una delle più grandi emozioni che ho provato in vita mia è stato attraversare il ponte sul Reno, costruito su milioni di cadaveri», perché «quando ci si parla, si cresce, si ricostruisce, si genera».
Essere credenti oggi significa stare dalla parte dei più deboli, promuovere la giustizia attraverso l’economia e la politica, prendersi cura della “casa comune”, vivendo una conversione ecologica e un cambiamento degli stili di vita che è alla base di un mondo più giusto e sostenibile.
È la forza del desiderio, dello sperare umano, che attiva e sostiene la libertà, anche in tempi difficili: ci allena non certo a diventare forti in senso mondano, ma a essere pronti, pur nella fragilità, ad attraversare in modo umano il tempo che ci è dato di vivere.
Il tempo del Covid «ci regala spazi di nuovo, sogni sulla Chiesa, atteggiamenti con la terra e il creato più aperti. Il sorriso, la speranza gioiosa, l’allegria, la fraternità, e soprattutto l’immaginazione, potrebbero essere il traino per un carretto che, pur in salita, è pieno della misericordia di Dio».
ATTORNO ALLE SFIDE DEL DIALOGO TRA GIOVANI E ADULTI, SI GIOCA LA COMUNE RESPONSABILITÀ DI RICOSTRUIRE LA COMUNITÀ, IL “NOI”, VALORIZZANDO LE DIVERSITÀ PER RENDERLE RISORSE FECONDE E COSTRUIRE INSIEME QUEL BENE CHE POSSA VERAMENTE ESSERE DI TUTTI, PER TUTTI E CON TUTTI.
Il periodo storico attuale, tra emergenza e provvisorietà, chiede di osare, cioè di ravvivare la consapevolezza di essere “prigionieri” della speranza, non suoi “carcerieri”.