«Disegno Dio perché il Vangelo è stupore»
Nelle sue vignette Dio è un vecchietto gentile dalla barba bianca che spiega a un angioletto di aver messo un Gps negli uomini – il cuore – per non perderli mai di vista e la Madonna una ragazza che risponde con un emoticon all’Annunciazione. Don Giovanni Berti, “Gioba”, racconta il Vangelo e la Chiesa attraverso i fumetti e l’ironia, strappando sorrisi e a volte anche “fulmini” da chi lo giudica troppo irriverente verso il sacro. Il settore Giovani lo ha invitato all’incontro nazionale Segni del tempo per parlare insieme di cultura pop, quella che esplora linguaggi immediati e più vicini ai giovani.
Il Vangelo è pop?
Il Vangelo, e in genere, la Bibbia usano molti linguaggi diversi: la poesia, i simboli, il racconto storico, la lettera, la parabola. Gesù si rifaceva spesso alla vita di ogni giorno, creando immagini decisamente “pop” come il seminatore o il padre di due figli disgraziati. I contenuti erano alti, la traduzione semplice, che non vuol dire banale. Comunicava con il suo stesso corpo. L’incarnazione di Dio, infatti, per il suo tempo era un linguaggio per la gente, quindi “pop”.
Perché le vignette per commentare il Vangelo?
Mi piace disegnare e ho capito che questo era il mio modo di comunicare. Al liceo creavo vignette sui professori e non ho smesso nemmeno in Seminario. Ho visto che potevo farlo anche con il Vangelo. Più lo leggo e più lo trovo ricco di insegnamenti, comunicati spesso attraverso una modalità paradossale e provocatoria che è la stessa della vignetta.
Per esempio?
È provocatoria l’idea della misericordia di Dio paragonata a una donna che spazza casa per trovare la moneta perduta e poi fa festa con le amiche. È paradossale il giudice senza cuore che fa giustizia alla vedova solo perché lei è una rompiscatole. È un’immagine esplosiva che colpisce e può aprire a una ricerca personale.
Umorismo e religione vanno d’accordo?
L’ironia, l’umorismo, ridere sono esperienze profondamente umane. Poiché la nostra la religione esalta ciò che è umano come luogo d’incontro con Dio, per forza tutte le esperienze profondamente umane e belle, sono un’occasione per parlare di Dio.
Una modalità più leggera di raccontare la fede e la Chiesa può avvicinare persone che si sentono distanti?
Sono sempre incuriosito dell’idea del nostro mondo ecclesiale che si manifesta nei testi delle canzoni, nel cinema, nella tv. Con le mie vignette vorrei rendere evidente come l’esperienza cristiana sia stupenda e liberante, non un sacrificio. A volte passa il messaggio che essere credenti, discepoli, vuol dire negare la propria vita. Se attraverso le mie vignette qualcuno allarga uno sguardo stupito verso il Vangelo, scoprendo che si può parlare di Dio anche in maniera diversa, sono contento.
Anche il Papa ti ha rubato una battuta …
Sono stati i miei 5 minuti di esaltazione! In un discorso fatto a braccio ai seminaristi di Molfetta, Francesco li ha invitati a tenere aperta la porta della misericordia come accadeva in una mia vignetta. Avevo disegnato il Papa che non riusciva a chiudere la Porta Santa perché c’era il piede di Gesù che la teneva socchiusa. Il rettore gliela aveva mostrata poco prima e gli era rimasta in mente. Così parlando l’ha utilizzata.
Francesco è pop?
Usa molte immagini legate alla sua esperienza che risultano immediate. Il linguaggio pop è proprio quello che usa parole ed eventi che colpiscono e mettono in moto la mente e il cuore. Come una bella canzone che ti fa pensare. Papa Francesco è molto pop!
Invece la Chiesa…
Intanto siamo tutti Chiesa. È vero che alcuni interventi ufficiali usano linguaggi che rischiano di non far volare… Un conto è un libro di teologia, un altro è un’omelia magari parlando a dei giovani. A volte il linguaggio stesso è un contenuto. Non è un caso che Gesù usasse spesso immagini della vita delle persone. E’ un modo per dire “io parlo terra terra” perché Dio è già su questa terra.
Tu ti ispiri ai fumetti di Charlie Browne e compagni… C’è una vignetta che ti porti dentro?
Ci sono delle battute fulminanti che fotografano le nevrosi della società e le nostre. In una striscia Sally, la sorellina di Charlie Brown, dice a Linus: «Sai quel bambino di un’altra religione che è nel banco dietro al mio? L’ho convinto che la mia religione è migliore della sua». «E come hai fatto?» «L’ho picchiato con il cestino della colazione»…
Sembra adatta anche al nostro tempo…
Una Chiesa dove ci si incontra per ascoltarsi, dove si testimonia un Vangelo sempre meno conosciuto attraverso l’accoglienza, può essere il luogo dove non si picchia l’altro con il cestino per indurlo a cambiare idea. È dove il cestino si apre e si condivide, dove si spezza il pane.