Educatori Acr che imparano a farsi dono

Claudia D'Antoni e Alberto Macchiavello

Il tema della povertà oggi più che mai intercetta e incontra la vita di tutti, inclusa quella dei bambini e dei ragazzi. Gli studi condotti da realtà quali ASviS, Unicef, Save the Children nonché dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile evidenziano infatti che, in Italia, quasi 1 milione e 400 mila minori (in particolare la fascia che va dai 4 ai 6 anni) vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni si trovano in condizioni di povertà relativa. Dal Rapporto ASviS 2022 emerge in particolare che «l’incidenza di povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minorenni presenti in famiglia, che varia molto a seconda della condizione lavorativa dei componenti del nucleo e della loro cittadinanza, è più elevata nelle aree metropolitane e nelle famiglie che non posseggono un’abitazione di proprietà e sono in affitto».

La crisi economica incide dunque fortemente sulle condizioni di vita di bambini e ragazzi e la povertà minorile si va sempre più caratterizzando come un fenomeno multidimensionale che investe non solo la dimensione economica ma anche quella emotiva, quella della socialità nonché la capacità di relazionarsi con il mondo. Tra le più gravi e inesplorate dimensioni della povertà minorile, un posto significativo è occupato dalla cosiddetta “povertà educativa” ovvero il privare i bambini e i ragazzi delle possibilità di far crescere i propri talenti e le proprie attese. La privazione o la negazione di questi diritti di base si traduce, spesso, in mancanze e disuguaglianze che nel tempo possono creare voragini nei bambini e nei ragazzi e limitare le possibilità di realizzare le proprie aspirazioni future. E questo ha delle conseguenze sia nello sviluppo e nella crescita dei piccoli, che dell’intera società. 

 

Affrontare le disuguaglianze

Come educatori siamo fortemente chiamati e convocati a un rinnovato impegno in quest’ambito attraverso una cura che mira a tessere e custodire un dialogo costante con la comunità e con il territorio per scoprire e imparare a leggere nel profondo quanto i bambini e i ragazzi vivono. Consapevoli che spesso molte situazioni non possono essere vinte o risolte, dobbiamo certamente affrontare le disuguaglianze, trasformandole in spazi di fraternità in cui «promuovere una convivenza pacifica» (Giuseppe Notarstefano) e costruire comunità accoglienti e inclusive per tutti.

È in questo orizzonte che si colloca la proposta del seminario di studio, dal titolo Senza riserve! Incontrare la povertà per imparare a farsi dono, che l’Acr vive a Frascati presso il Centro Giovanni XXIII il 29 e 30 Aprile. Un’occasione preziosa per rinvigorire e rimettere al centro le relazioni, nella loro dimensione di dono e di cura e al contempo continuare a riflettere sulla vita dei ragazzi e in particolare sul tema della povertà all’indomani dell’esperienza pandemica e dell’impatto che ha avuto sulle vite di tutti, bambini e ragazzi inclusi. Un inquadramento sociologico volto ad aiutare gli educatori a mettere a fuoco quali sono le povertà che i bambini e i ragazzi oggi vivono o possono incontrare apre i lavori per offrire una panoramica ma soprattutto posare una pietra sulla quale fondare le riflessioni e gli slanci che seguono. Il seminario poi compie un affondo esperienziale su come i piccoli vivono queste povertà, quali reazioni, atteggiamenti e stati d’animo li abitano nel confronto con queste situazioni. Grazie ad alcuni percorsi laboratoriali con enti e associazioni che abitualmente sono impegnati a condurre azioni di contrasto alla povertà su tutto il territorio nazionale, gli educatori Acr hanno dunque la possibilità di confrontarsi e far propri i linguaggi e gli strumenti adatti a imparare a relazionarsi con i ragazzi, per aiutarli a star dentro le povertà e ad affrontare un mondo che sempre più ha a che fare con esse. Tali percorsi sono anche un’occasione per riflettere su cosa vuol dire guardare la povertà e raccontarla senza giudicarla, restituendole dignità.

 

Non siamo indifferenti al dolore

Se da un lato è vero che la povertà “rende invisibili” o almeno chi vive questa condizione sembra invisibile a volte anche nei nostri percorsi formativi, dal momento che è difficile trovare delle soluzioni ai tanti problemi che si presentano, con i pochi mezzi a disposizione che si hanno per fronteggiarli. D’altro canto «vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga “ai margini della vita”. Questo ci deve indignare, fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità» (Ft, 68). Grazie al riconoscimento di questa dignità, dei grandi come dei piccoli, è possibile coltivare la fraternità come antidoto all’invisibilità. Ecco perché il seminario compie un ulteriore passaggio per allenare lo sguardo nell’orizzonte della prossimità. Il focus di attenzione si sposta dunque sulla comunità e sul modo in cui essa può accogliere, integrare e mettere al centro la povertà in una dimensione riparativa e comparativa che consenta di abitare e affrontare le disuguaglianze, trasformandole in spazi di fraternità che aiutino tutti e ciascuno a sognare «come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Ft, 8). 

Ulteriore ricchezza del weekend è la condivisione di spazi e tempi con il settore Giovani che (sempre al Centro Giovanni XXIII di Frascati), si trova a vivere il modulo formativo Pènsati insieme per i propri vicepresidenti diocesani e incaricati regionali. Ognuno con le proprie specificità percorre percorsi tematici differenti, ma ciascuno sa di camminare a fianco all’altro e questa occasione, che si fa novità, vuole rimarcare il desiderio di vivere il senso comunitario che la Chiesa ci invita a portare avanti soprattutto oggi con il cammino sinodale.