Ac e pandemia: le domande giuste e un tema un po' meno pulito

Paolo Seghedoni

Sulla stessa barca, un viaggio a ritroso nell’anno della pandemia alla ricerca dei frutti che l’associazione ha saputo coltivare, una serata per leggere il tempo che abbiamo vissuto e per lanciarci in avanti. Abbiamo raccontato il volto dell’Ac in questo tempo, “come abbiamo accolto le sue sfide, come abbiamo vissuto quell’essere laici impastati di storia a cui ci invita il nostro Progetto formativo. E vogliamo leggere insieme questo tempo attraverso la strada del confronto e dell’approfondimento” come ha ricordato la vicepresidente del Settore Adulti, Maria Grazia Vergari, nell’introduzione alla serata.

Una serata come un ideale ponte a quattro campate: interiorità, fraternità, ecclesialità e responsabilità, accompagnati da esperienze virtuose delle associazioni diocesane di Brescia, Nola, Carpi e Padova e guidati dalle parole della teologa e filosofa Lucia Vantini e dal giornalista e autore televisivo Alessandro Sortino, oltre che con la testimonianza di Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona.

Le suggestioni sono state molteplici e tutte molto interessanti, anche quelle che più hanno provocato e fatto discutere. “Chi non torna alle celebrazioni cosa sta dicendo alla Chiesa e a tutti noi? E chi torna cosa ci sta dicendo? – si è domandata Lucia Vantini -. Forse non stiamo facendo le cose di prima perché le cose di prima erano asfittiche e sfilacciate. Dobbiamo riscoprire l’energia di ricostruzione, senza un calco predefinito. La sete di spiritualità non è morta, ha cambiato forma e sperimentato un’altra lingua: allora abbiamo bisogno di allargare lo sguardo, questa è la Chiesa in uscita”.

Alessandro Sortino, parlando di fraternità, ha suggerito: “Dobbiamo pensare a essere fratelli concretamente di qualcuno, in modo reale. Siamo tutti interconnessi: ora diciamo ‘meno male che non siamo in India’, ma in realtà siamo già lì. Siamo sulla stessa barca, ma sulla barca si sta in modo diverso e questo fa sì che non siamo tutti fratelli”.

Lucia Vantini ha proseguito: “Questo non è il tempo della prova, ma il tempo della scelta: abbiamo bisogno di sbilanciarci anche come Chiesa. Una Chiesa che fa del 'noi' la forma del suo essere, siamo popolo di Dio, però abbiamo necessità di rendere le nostre relazioni incarnate. E come Chiesa – ha concluso la teologa - abbiamo bisogno di ascoltare le donne: c’è una sapienza delle relazioni che è disattesa, spesso anche tra noi siamo incapaci di comunicare. E invece la Chiesa deve essere capace di ascoltare”.

Il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, ha ricordato il dramma della pandemia e ha ricordato però come la risposta, nel periodo più difficile, sia stata molto positiva e che la risposta della comunità cristiana è stata concreta. “Non dobbiamo dimenticarci di questo periodo, dobbiamo ripensare e rielaborare quello che è successo per riconquistare un’idea di umanità condivisa, per rimodulare i fondamentali della convivenza, per ridirci il perché siamo insieme”.

Sortino, proprio a proposito di comunicazione e responsabilità, ha concluso: “Anche voi come Azione cattolica cercate di rendere il vostro linguaggio più adeguato per raggiungere le persone e di trovare modalità per incontrarsi non solo in modo digitale. Non sempre serve un tema pulito, con tutte le parole giuste. Come far sì che la possibilità di essere interconnessi porti frutti? Se utilizziamo questi mezzi con l’esito di produrre un incontro, perché è l’incontro che fa la differenza”.