Diario al tempo del coronavirus/ Cremona

redazione

Io avrò cura di te

Anche a Cremona, i cittadini si danno da fare. Con l'aiuto della Chiesa. Sono, queste, piccole (o grandi) storie di solidarietà che spesso non trovano spazio sulle pagine dei grandi giornali. Il mondo cattolico, il popolo nascosto delle parrocchie, è abituato a praticare vicinanza solidale e spirituale. E ora è in prima linea

Anche Cremona, una delle città più duramente colpite dal coronavirus, è in prima linea nell’accoglienza. Una vicinanza solidale che parte dalla fitta rete delle parrocchie, delle associazioni, come l’Azione cattolica diocesana, la Caritas. Un vero ripensamento dell’annuncio missionario di una città che ha voglia di abbracciare il volto dell’Altro. Lo spiega bene don Pierluigi Codazzi, responsabile di Caritas Cremonese: «i centri nati per l’accoglienza delle fragilità oggi a loro volta accolgono persone che si sono messe a disposizione per aiutare gli altri», come i medici e gli infermieri giunti da altre regioni d’Italia per supportare il sistema sanitario locale in questo periodo di emergenza. Una rete di gesti concreti, di prassi solidale in entrambe le direzioni, dai medici che sono giunti per dare una mano alla città e dai cittadini che non hanno perso tempo per trovare loro un alloggio.

Come è ben illustrato dal sito web della diocesi di Cremona, diocesidicremona.it, (che, come molti altri siti web delle diocesi italiane o semplicemente delle associazioni diocesane di Ac stanno diventando un veicolo informativo importantissimo e uno strumento di resilienza positiva), tanti sono i progetti già attuati e tanti sono i volti della solidarietà e della speranza. A cominciare dalla struttura di accoglienza femminile della Caritas «Casa di Nostra Signora».  Ospita donne in situazione di fragilità e da qualche settimana, con loro ma in ambienti separati, una decina tra dottoresse e infermiere provenienti da diverse città italiane. Tra le “ospiti”, c’è Elisa Violi, infermiera pediatrica di 25 anni, calabrese ma domiciliata a Torino. «Sono venuta a Cremona vista la situazione critica che avvolge gli ospedali lombardi. Dopo essere stata contattata dall’ospedale di Cremona, tramite il personale amministrativo, sono venuta a conoscenza della possibilità di soggiornare a Casa di Nostra Signora, che ha offerto gratuitamente degli alloggi per noi operatori sanitari, gesto molto apprezzato, data la mole di stress psicologico e fisico che affrontiamo tutti i giorni». O come Silvia Ianni, 45 anni, infermiera, che a Roma, dove vive, ha lasciato i genitori anziani e il servizio prestato come volontaria con i ragazzi del quartiere Quarticciolo. «I primi di marzo ho mandato disponibilità immediata, il 17 sono stata contattata e dopo un paio di giorni ero in reparto a far visite e notti. Ho trovato una città in guerra, ospedale reinventato, un altro costruito nel parcheggio e soprattutto ferite già profonde. E poi tanto coraggio, tanti grazie e pure accoglienza». «Sembra un controsenso accogliere in un momento in cui ci viene chiesto di isolarci – dichiara Nicoletta D’Oria Colonna, la responsabile della Casa – ma la vicinanza finalmente sembra essere riscoperta come valore imprescindibile dopo decenni di individualismo esasperato». 

Se a Casa di Nostra Signora l’ospitalità è rivolta alle donne, nella Casa dell’Accoglienza, sempre a Cremona, c’è la possibilità di accogliere una decina di uomini. Già più della metà dei posti è occupata. 

In prima fila anche il Santuario di Caravaggio che ha aperto gli ambienti del Centro di spiritualità per l'accoglienza di medici e operatori sanitari accorsi in rinforzo alle locali strutture ospedaliere. «In collegamento con la Caritas diocesana – precisa il rettore del Santuario, mons. Amedeo Ferrari – siamo stati invitati a contattare gli ospedali per sondare le necessità ed è emersa una condizione di bisogno presso i presidi di Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia. La nostra disponibilità ad accogliere e ospitare gratuitamente i sanitari giunti a rinforzo da ogni parte d’Italia è totale e così sarà per tutta la durata dell’emergenza sanitaria».  Sono cinque i medici che hanno finora trovato ospitalità: professionisti con varie specializzazioni come biologi di laboratorio, chirurghi, dentisti e anestesisti. «Provengono da Napoli, Roma, Bergamo, Pistoia e Senigallia  – spiega ancora il rettore – hanno risposto alla richiesta di volontari e la loro giornata è sempre molto piena, assorbiti come sono dall’enorme e duro  lavoro ospedaliero e dalla loro grande responsabilità». 

Sono, queste, piccole (o grandi) storie di solidarietà che spesso non trovano spazio sulle pagine dei grandi giornali. Il mondo cattolico, il popolo nascosto delle parrocchie, è abituato a praticare vicinanza solidale e spirituale. E ora è in prima linea.

È possibile sostenere il progetto «Io avrò cura di te» con un versamento su conto corrente postale 68411503 o bancario (Iban IT 57 H 05156 11400 CC054 0005161) intestati a «Fondazione San Facio onlus» e indicando la causale «Io avrò cura di te 2020». Informazioni e donazioni anche presso gli uffici della Caritas diocesana.

E intanto Cremona si appresta a vivere con profondità i venerdì di Quaresima. Uno schema di preghiera per vivere nelle proprie case, nel venerdì di Quaresima, la Via Crucis stringendosi spiritualmente a tutti coloro che sperimentano la fragilità e il tormento per l’epidemia del coronavirus, cercando di non dimenticare proprio nessuno. Quattordici stazioni introdotte da uno spunto di riflessione da meditare, cui segue uno schema di preghiera con invocazioni. Il testo – predisposto da una delle parrocchie della diocesi e che può essere scaricato dal sito – si conclude con la proposta di recitare la Preghiera nel tempo della fragilità suggerita dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei.