Spiritualità ecologica, la nuova password per il domani

Gianni Di Santo

Il 13 febbraio, l’Azione cattolica italiana insieme all’Istituto "Vittorio Bachelet", hanno organizzato il XLI Convegno Bachelet – questa volta in modalità webinar – dal titolo Il grido della terra e il grido dei poveri e dei sofferenti ci interpellano. Il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale. L’intervento del gesuita padre Francesco Occhetta, ha spronato a confrontarsi sul magistero recente di papa Francesco, partendo dalle encicliche Laudato si' e Fratelli tutti

 

«Nella ricerca dei vari umanesimi contemporanei per guidare l’uomo a costruire il suo destino nel tempo, l’uomo di fede dà il suo contributo alla comune fatica, ma vi apporta anche la testimonianza di una dimensione diversa, non contrapposta a quella del tempo e del mondo, ma infinitamente ricca e profonda e perciò capace di arricchire e dilatare la prima. Per questo l’esperienza cristiana è sempre drammatica e piena di speranza. Per questo la vita di fede richiede un’autentica alimentazione nell’ascolto della Parola, nella partecipazione eucaristica e sacramentale, nella pienezza della carità e diviene, immergendosi nella fatica quotidiana, centro di accoglienza e segno di contraddizione, assunzione della propria responsabilità di fronte a Dio e di fronte agli uomini. Per questo suo rigore e per questa sua libertà la vita cristiana, radicata nella storia e proiettata al di là della storia, diviene anche, se autenticamente vissuta, forza di speranza nel cammino dell’umanità». Con queste parole di Vittorio Bachelet, ucciso dalla Brigate Rosse il 12 febbraio del 1980, si è aperto sabato 13 febbraio il XLI Convegno Bachelet organizzato dall’Azione cattolica italiana insieme all’Istituto Vittorio Bachelet, dal titolo Il grido della terra e il grido dei poveri e dei sofferenti ci interpellano. Il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale. Questa volta in modalità webinar, la riflessione ha avuto nell’intervento del gesuita padre Francesco Occhetta, l’occasione giusta per confrontarsi sul magistero recente di papa Francesco, partendo dalle encicliche Laudato si' e Fratelli tutti

L’esigenza di una ecologia integrale e di una rinnovata fraternità è oggi il fulcro di un percorso di speranza e prossimità in questo tempo di pandemia. E la fraternità è la nuova bussola, spiega Gian Candido De Martin, presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto “V. Bachelet”: i sogni da costruire insieme non sono utopie ma il segno di un’altra logica, verso la speranza di un’umanità altra che apra vie nuove di democrazia e solidarietà con tutti i popoli del mondo.

Un percorso di speranza in questo tempo tormentato, riflette padre Francesco Occhetta, dovrà chiedersi: dove ci stai accompagnando Signore? Le encicliche di Francesco vanno lette a partire da queste domande. Una domanda esistenziale e una domanda antropologica che mettono insieme il destino dell’umanità, in particolare i più poveri, i comportamenti individuali rispetto all’ambiente, e una spiritualità che sia al centro del nostro vivere comune.

La Laudato si’, ad esempio, si chiede che tipo di mondo vogliamo trasmette a coloro che verranno dopo di noi. Mentre l’enciclica Fratelli tutti rappresenta il secondo polmone del pontificato. E come ogni enciclica non trova soluzioni su problemi specifici ma offre la visione che la Chiesa ha del mondo.

Lo strumento del dialogo mette insieme la dimensione operativa dello stare insieme e quello sinodale del camminare insieme. Ci si incammina, insieme, verso una conversione ecologica, secondo papa Francesco, che tocca gli stili di vita e le scelte etico-educative di ciascuno di noi. Tutto si confronta con l’ecologia integrale: le riforme sociali e istituzionali, la politica, l'economia e la finanza, il senso della vita per ognuno di noi. Andando a bilanciare quelli che sono i due polmoni del bene comune: la fede e la giustizia. Se esasperiamo solo la fede, ricorda Occhetta, facciamo diventare il culto una chiusura delle nostre comunità. Se, al contrario, mettiamo in risalto solo la giustizia, diventiamo, come ci ricorda Francesco, una Ong. Siamo come tutti gli altri.

E allora cosa è l’ecologia integrale? È il nostro fondamento spirituale. Nelle istituzioni, innanzitutto, perché tutto comporta conseguenze per l’ambiente. E nel momento in cui tutto è connesso e tutto è collegato, dovremmo imparare a capire che le analisi dei comportamenti ambientali collettivi non sono diverse da quelle dei comportamenti individuali. C’è una dimensione antropologica da riscoprire. Occorre quindi rifondare l’ecologia integrale e prendere atto che viviamo una complessa crisi socio ambientale. E che tutto è inseparabile dal bene comune. Un bene comune che è la traduzione migliore del concetto e della pratica della fraternità (diverso dal concetto di fratellanza, che è rivolto a un ristretto gruppo di persone).

Si chiede alle agenzie educative, e quindi anche all’Azione cattolica italiana, di riflettere sul tema della governance e del portare avanti nuovi progetti dove il tema delle alleanze e della fraternità sia al punto primo.

La spiritualità ecologica, conclude Francesco Occhetta, diventa allora la nuova password per la nostra bussola interiore, dove le parole creazione e resurrezione, spesso dimenticate, acquisiscono nuova vita e ci inoltrano verso un’umanità non più lontana, emarginata e delusa. 

La scommessa è tutta qui: ridare senso, attraverso la terra e il creato, a un mondo che ha bisogno di senso. Creando bene comune a cominciare dai comportamenti individuali, per essere seme buono che irrori la terra che abitiamo.

Papa Francesco ci indica la strada. Perché, in fondo, la transizione ecologica è già iniziata. E' già racchiusa nelle nostre mani.