Fratello Charles, il santo che tutti aspettiamo

Red

Charles de Foucauld, prossimo santo di una Chiesa che abbraccia e non giudica, è un testimone della profezia evangelica molto amato da papa Francesco. L’enciclica Fratelli tutti, nelle sue ultime pagine, fa proprio riferimento a questo uomo religioso che ha fatto molto parlare di sé all’inizio del secolo scorso.

Quando Francesco, il 3 maggio, ha presieduto il Concistoro ordinario pubblico per il voto sulle canonizzazioni di sette beati, c’era, appunto, anche lui, fratel Charles de Foucauld, il sacerdote francese “povero tra i poveri” e “fratello universale”, come egli stesso si definiva, che a inizio del secolo scorso impiantò i semi del Verbo divino nel cuore del Sahara. E non solo.

Beatificato da papa Benedetto XVI il 13 novembre del 2005, ora tante persone che in ogni parte del mondo seguono la sua regola di vita, attendono la data della canonizzazione che non è stata ancora definita a causa dell’attuale situazione di emergenza sanitaria. 

Ma la biografia di questo santo un po’ particolare si presta a essere letta ai giorni nostri con attenzione e curiosità. Nato a Strasburgo in Francia, il 15 settembre 1858, nell’adolescenza si allontana dalla fede e più che altro è conosciuto come un giovane dedito al piacere e alla vita facile. Amante dei viaggi, intraprende una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La testimonianza della fede dei musulmani risveglia in lui questo interrogativo: ma Dio, esiste?

Rientrato in Francia, si mette in ricerca e chiede a un sacerdote di istruirlo. Guidato da don Huvelin ritrova Dio nell’ottobre del 1886. Ha 28 anni. 

Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire e imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth.

Ordinato sacerdote a 43 anni, nella diocesi di Viviers, si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuaregs dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, e di adorazione, nell’incessante desiderio di essere, per ogni persona il «fratello universale», viva immagine dell’Amore di Gesù. 

La sera del 1° dicembre 1916 è ucciso da una banda di predoni di passaggio.

Il suo sogno è sempre stato quello di condividere la sua vocazione con altri: dopo aver scritto diverse regole di vita religiosa, ha pensato che la vita di Nazareth potesse essere vissuta da tutti e ovunque. 

Oggi la famiglia spirituale di Charles de Foucauld comprende diverse associazioni di fedeli, comunità religiose e istituti secolari di laici o sacerdoti sparsi nel mondo intero. In Italia, in particolare, personaggio di spicco è stato Carlo Carretto: a Spello, in Umbria, presso il Convento di San Girolamo (ora restaurato per opera dell’Azione cattolica italiana, e divenuto “polmone spirituale” e casa per chi vuole trovare nel silenzio e nella preghiera una risposta ai ritmi frenetici di oggi), negli anni post conciliari, Carretto visse in quel luogo il sogno di una “piccola Chiesa domestica”.

Ecco perché Charles de Foucauld è un santo che sentiamo “nostro”. Un fratello universale che ci accompagna lungo le strade, a volte impervie, del vangelo.

 

(per ogni info collegarsi al sito su Charles de Foucauld che ha creato l'Associazione famiglia spirituale italiana CDF. Navigando nelle pagine del sito si trovano anche notizie per chi volesse sostenere economicamente la canonizzazione:  https://www.charlesdefoucauld.it )