Gli abbracci cambiano la vita

Red

Il nuovo numero di Segno nel mondo (2/2024), disponibile on line da subito, e presto nelle case nella sua versione cartacea, è il numero dedicato agli abbracci.

Gli abbracci del 25 aprile in Piazza San Pietro con tutta l’Ac che incontra papa Francesco, quelli vissuti a Sacrofano nei giorni seguenti durante la XVIII Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, e l’abbraccio che si vivrà a Trieste a inizio luglio con la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia.

L’abbraccio del 25 aprile e della XVIII Assemblea nazionale

Ci sono tutti. Davvero tutti, e il ricco album fotografico pubblicato su Segno lo dimostra. Benvenuto popolo di Ac. Numeri che non si vedevano da anni: ottantamila persone all’Incontro nazionale con papa Francesco il 25 di aprile, e i circa mille tra delegati e uditori della XVIII Assemblea nazionale dell’Azione cattolica che hanno macinato chilometri per esprimere un “abbraccio aperto” al Paese e alla Chiesa.

Sì, ci sono tutti. In rappresentanza di quei duecentoventunomila e passa soci che donano, ogni santo giorno, passione, ore, lavoro, gratuità, sorriso, amicizia, relazioni buone. Già, quarantaduemila educatori sparsi per l’Italia, dal più piccolo borgo alla grande metropoli, che ci sono, c’erano, e, per fortuna, ci saranno sempre. I volti di piazza San Pietro e della XVIII Assemblea nazionale sono i volti di chi non si arrende, di chi è resiliente, di chi crede che il servizio al Paese e alla Chiesa sia una cosa seria. Un impegno personale, certo, ma anche un attestato di fiducia per il bene comune, per la “cosa” pubblica che appassiona e rende forte e credibile il popolo di Ac.

A braccia aperte e Testimoni di tutte le cose da Lui compiute (il titolo della XVIII Assemblea) si sono passati il testimone, la bellezza di chi fa festa insieme. E allora l’abbraccio di piazza San Pietro e della XVIII Assemblea nazionale è molto di più di un raduno per nostalgici. È voglia di futuro, è passione per il Vangelo della strada, è aggrapparsi alle relazioni vere che non vogliamo perdere in un tempo difficile come questo che stiamo vivendo.

L’abbraccio di Trieste

Trieste e l’abbraccio con la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia. Un lungo, atteso, affettuoso e intrigante abbraccio che contiene la speranza per una democrazia effettiva e solidale, dove le distanze tra le classi sociali si accorcino e non diventino inarrivabili.

Poche parole per delineare un nuovo impegno dei cattolici italiani per la Chiesa e il Paese. Poche parole. Ma sentite, condivise. Democrazia, solidarietà, equità per diritti e concorrenza, bene comune, clima, ambiente. 

Giovanni Grandi fa il punto sulla questione democratica. E poi apertura alle nuove generazioni. Dialogo con la società, la politica e il mondo. Città di frontiera e fortemente europea, dalle radici profonde e allo stesso tempo sconfinate, Trieste è progetto concreto di futuro possibile. Di cittadinanza resiliente. Di visioni strategiche. Città della scienza e dell’incontro tra i popoli: lo sa bene il vescovo diocesano mons. Enrico Trevisi che spiega a Segno nel mondo come «mettere d’accordo laicità e pluralismo religioso in una città come Trieste è già un progetto di futuro possibile, un cammino comune tra Vangelo ed etica politica».

L’abbraccio con la memoria della Resistenza

La storia italiana non sarebbe pienamente comprensibile senza considerare l’apporto dell’Azione cattolica, anche nell’approdo alla democrazia dopo il ventennio fascista, come mostra tangibilmente la Resistenza. Senza contare i 1.481 morti, dei quali 112 furono insigniti di medaglia d’oro, 384 d’argento e 358 di bronzo, tra i soci dell’associazione, compresi gli assistenti, fu ancora più significativo il contributo qualitativo a segnare la partecipazione della principale aggregazione laicale alla guerra di Liberazione. In questo senso c’è da leggere, ancora una volta, il sacrificio di Gino Pistoni. I giovani cattolici di Ac infatti contribuirono alla liberazione dell’Italia a costo della propria vita. 

Chiude il giornale l’abbraccio con il popolo di Dio, nella rubrica Perché credere, questa volta a firma di don Mario Diana. Non possiamo immaginare la Chiesa e i cristiani, se non in comunione. Una riflessione sulla corresponsabilità ecclesiale tra fonte battesimale e piazza.