I volti "normali" di Nassiriya

Gianni Di Santo con Valentina Tamborra

I volti che escono dagli scatti di Valentina Tamborra odorano di guerra, violenze, di battaglie per la libertà e i diritti negati. Non nascondono però un tenue sorriso, il sogno di una speranza per la parola pace. Anche i luoghi che Valentina ritrae avvolgono il tempo e lo spazio nelle distanze dei paesaggi, e per paradosso, in piccoli attimi di vita quotidiana.

Già, il sorriso e la sofferenza.

«Dal 17 al 25 novembre – racconta Valentina – mi trovavo a Nassiriya con il video operatore Sergio Puglia di Fish Eye Digital Video Creation. Il 25 novembre è stato il giorno in cui il ministro ha dato ordine di sparare sui manifestanti. Da notare che già il 9 novembre le forze antisommossa avevano attaccato l’ospedale con i lacrimogeni solo perché alcuni fra i medici sono in manifestanti. E chi manifesta è tutta gente normale»

Valentina Tamborra, milanese di 36 anni, è una fotoreporter che ama mescolare la narrazione all’immagine. Tanti lavori di pregio: la documentazione fotografica dell’allestimento della mostra Valentina Movie del fumettista Guido Crepax, il progetto Ti aspetto fuori di Matteo “BruceKetta” Iuliani (per l’occasione ha seguito i detenuti del carcere di massima sicurezza di Opera in un laboratorio teatrale che ha visto la nascita di uno spettacolo presentato a Zelig). Dal 2016 a oggi ha collaborato e collabora con alcune fra le principali Ong e i suoi progetti sono stati oggetto di mostre a Milano, Roma e Napoli.

Un viaggio nel sud dell’Iraq, quello di Valentina, dove ha incontrato un popolo di eroi veri e martiri, gente normale che scende in piazza per manifestare e lottare per libertà e diritti. Perché la gente è esasperata da decenni di dittatura passata prima sotto Saddal Hussein, per arrivare a oggi con l’ascesa dei movimenti jihadisti. Il popolo non ce la fa più. Da quando le proteste sono iniziate, il primo di ottobre, si contano 450 vittime e 20mila feriti. «C’è un’altra faccia degli scontri in Iraq, quella che nessuno racconta – continua Valentina –. Fatta di manifestanti pacifici, di ragazzini e ragazzine, di bambini che dipingono slogan di pace sui muri. Di medici e infermieri e insegnanti che manifestano pacificamente – e cantano Bella ciao – ma questo non ferma la furia del governo o meglio delle forze speciali.

A Nassiriya le scuole sono chiuse da ottobre, l’unico parco dei divertimenti apre solo di venerdì per precauzione, ci sono ogni giorno manifestanti pacifici composti da medici e insegnanti, da genitori con i bambini, da anziani, da mamme che offrono limonata a chiunque passi di lì e li sostenga  nella loro causa… che è quella semplicemente di togliere i corrotti dal governo. Non so più contare quante volte ci hanno tolto la luce, internet; quante volte è stato quasi impossibile lavorare. Abbiamo persino dovuto scappare dall’ospedale di corsa l’ultima notte a Nassiryia. Sono morte tante, troppe persone, Tutti giovani. Lo scontro più grave è stato il 28 novembre».

«Questa è l’altra Nassiriya che io credo sia importante mostrare – conclude Valentina –. Sono, questi, giorni di rabbia, furore e sangue. Da noi, in Occidente, non ne parla nessuno. Internet è controllato, difficile accedere e bisogna utilizzare la modalità di navigazione privata così da bypassare i controlli. Però bisogna provare a parlare di un mondo che soffre, oggi, qui, ora, perché il Dio della pace e della giustizia torni presto a posare il suo sguardo di docilità e tenerezza sul popolo iracheno».