Il saluto di Matteo: la lezione della Liberazione, il senso di quest'Assemblea

Red

E per fortuna che era un "saluto"!

In realtà, i saluti introduttivi del presidente nazionale Matteo Truffelli hanno rappresentato il primo immediato "tuffo al cuore" di questa Assemblea nazionale. Troppo forti i significati che provengono da questa data, il 25 aprile, per ignorarli: una memoria che  «ci aiuta a tenere sempre ben presente che non possiamo mai dare per scontato ciò che è stato conquistato a un prezzo così alto», che  «ci ricorda come libertà, diritti, democrazia non sono obiettivi raggiunti una volta per tutte».

Ma non è solo la memoria del 25 aprile a mettere i cuori nell'orizzonte della gratitudine e dell'emozione. Siamo al 25 aprile 2021, non un 25 aprile qualsiasi. Il 25 aprile di una pandemia che ci spaventa e vincola. «Tante certezze - dice Truffelli - si sono incrinate, chiedendoci di ripensare noi stessi e il mondo che vogliamo essere: la società che vogliamo costruire, la Chiesa che vogliamo sognare». C'è una libertà da riprendere tra le mani con pienezza di senso. E l'Assemblea è un mattoncino di libertà. Per ciò che ha sempre significato nella storia dell'associazione. Per ciò che significa in questo tempo. Per le modalità ostinate e difficili con cui viene vissuta. Per il percorso tribolato che ci ha condotto qui oggi, con itinerari diocesani e regionali tribolati, frammentati, spezzati e poi pazientemente ricostruiti. E proprio questa capacità di  «adeguarci alla tempesta in cui ci siamo trovati a navigare» è una prima forma di testimonianza: l'Azione cattolica non ha mollato mai.

In fondo il segreto è sempre lo stesso: non scappare dalla storia, non eludere il proprio tempo. Come fece Rosario Livatino, prossimo alla beatificazione il 9 maggio, "padrino" di questa Assemblea. «Seppe trasformare - ricorda Truffelli - la formazione alla responsabilità vissuta in Ac in dedizione alla propria terra, alla giustizia, all'umanità». Questo è l'impegno serio cui siamo chiamati, anche in pandemia.

E la nostalgia? E «gli abbracci nei corridoi delle Domus»? Li trasformiamo in una promessa, proviamo a non restare schiavi di qualcosa che adesso non può accadere. Qualcosa di bello sta accadendo ora, proprio in questo momento, in Ac. Sarà la prima vera Assemblea di tutti, di ogni socio, che potrà seguirla in tempo reale. Sarà una sfida di attenzione e pazienza, con questa modalità digitale tutta da verificare. Ma sarà anche un modo efficace per dire  «grazie di cuore» a ciascun aderente, simpatizzante e amico dell'Ac  «per la generosità, la responsabilità, la forza e la creatività con cui avete fatto in modo che l'Ac non si fermasse, non tirasse i remi in barca in attesa di tempi migliori, ma continUasse ad essere, per migliaia di bambini, anziani, giovani e adulti, un'àncora e una compagna di strada, una rete di relazioni buone da cui sentirsi sostenuti e custoditi».

Una pausa di silenzio, a questo punto.

E commozione vera.

Perché ci sono da ricordare, in questi saluti belli e difficili, soci, amici, familiari e sacerdoti assistenti che il Covid ha portato via. Tanti adultissimi, soprattutto. Rocce solide dell'associazione e delle comunità. «Li ricordiamo con affetto e gratitudine, con tristezza, e con gioia per il dono che sono stati per noi e per la Chiesa». Per tutti loro è previsto un momento di preghiera martedì sera. Ciascuno avrà sicuramente un nome caro e un volto sorridente da portare nella preghiera.

Si parte, quindi. L'obiettivo è grande e serio. Lo riassume bene, Matteo: «Saremo chiamati a tentare di capire, insieme, come l'Ac potrà essere all'altezza del tempo in cui ci troviamo». Ecco, ed erano "solo" saluti.