Il tempo giusto per una vita nuova

redazione

«L’umano che resiste alla fatica. L’umano che progetta. L’umano che semina. L’umano che pensa. L’umano che istintivamente fa la cosa giusta, o ripara quella sbagliata. Siamo tutti “vite nuove” anche quando non sappiamo di esserlo. È la Resurrezione, la Pasqua, che ha aperto questa prospettiva di rinnovamento permanente che agisce quasi al battito dei secondi dell’orologio, quando un pensiero apre a una possibilità, una possibilità a una scelta, una scelta a un’azione. Quando un errore porta a un ripartenza». In queste parole tratte dall’editoriale di Marco Iasevoli nel nuovo numero di Segno nel mondo, c’è tutto il senso di un tempo giusto per una vita nuova che viene raccontato con il sorriso dei gesti quotidiani e il coraggio del guardare avanti.

Oggi è il tempo giusto per una vita nuova. Da gustare ancor di più nel periodo pasquale. «Nuovo non significa migliore. Nuovo significa non più disperato»: lo spiega bene Luca Alici, in apertura del dossier. Al quale fa eco la riflessione di Sebastiano Nerozzi sul futuro dell’Italia: solo costruendo alleanze potremo schiudere al Paese una nuova stagione di crescita economica e sociale, aperta, inclusiva, partecipata. 

Le esperienze di vita nuova hanno allora il pregio dell’ordinarietà. Dal “teatro dell’accoglienza” San Carlo di Foligno alla cooperativa La Paranza di Napoli che gestisce il complesso catacombale di San Gennaro, dalla storia di don Giacomo Panizza a quella di un ragazzo che ha subito un trapianto di cuore, da un racconto di sport e coraggio ai versi che si fanno preghiera. 

Perché, davvero, la Pasqua è il tempo giusto per ricominciare. 

 L’Ac in “uscita”

La Chiesa che sogniamo. È quella che vi raccontiamo nelle pagine che seguono, percorrendo i sentieri di un’Ac “in uscita” che ha voglia di camminare con la Chiesa che è in Italia. Giovani, studenti, ragazzi, adulti di Ac: tanti gli incontri e i convegni che li vedono protagonisti in questi mesi, in un dialogo serrato con il Paese, i territori e le comunità ecclesiali. 

Un’Ac in cammino, dunque – che ha appena conosciuto il nuovo assistente ecclesiastico generale, mons. Claudio Giuliodori, nominato dal Papa lo scorso 4 marzo – che farà un pit stop fondamentale nell’incontro delle Presidenze diocesane che si terrà a Castel Gandolfo dal 24 al 27 agosto prossimi. Un cantiere sinodale per un’estate eccezionale, da vivere insieme, con l’obiettivo di comprendere quali cambiamenti sociali stiano avvenendo e in quale modo i laici di Ac possano continuare a portare frutto e a essere utili alla vita delle comunità cristiane locali. Ma prima c’è il 22 aprile, la grande festa in piazza San Pietro per Armida Barelli, che l’Ac vivrà insieme all’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto secolare delle Missionarie della regalità. Un modo per festeggiare anche i dieci anni di pontificato di papa Francesco a servizio della Chiesa universale, come scrive Giuseppe Notarstefano in un articolo pubblicato su L’Osservatore Romano e su Segno.

Voce del verbo “accompagnare”

Tra le pagine del giornale, inoltre, segnaliamo la lettura di un libro di don Mario Diana, assistente nazionale del Msac, sulla generazione Z e il Vangelo. Storie di giovani, uomini e donne dalla vita autentica. Per diventare, quanto prima, seminatori di buon futuro. Chiude infine questo numero “pasquale” l’articolo di don Fabrizio De Toni, assistente nazionale per il settore Adulti, per la rubrica Perché credere. Questa volta l’attenzione è per il verbo accompagnare. Un verbo vicino alla sapienza e all’arte del coltivatore diretto, che attende con fiducia, si prende cura del suo campo, vigila e custodisce il processo della crescita. Accompagnare: il verbo che è in cammino con noi nella pastorale e nella vita.