La bottega dell'"ultima ora"

Ada Serra

Orietta e Matilde non si sono lasciate spaventare dal lockdown. E hanno messo su un negozio di ortofrutta di qualità, contando sull’aiuto del progetto L’Ora Undecima della Caritas diocesana di Porto-Santa Rufina, grazie a fondi 8xmille

 

Ha aperto i battenti sabato 13 maggio, verso la fine della Fase 1 dell’emergenza coronavirus, ma ancora nel bel mezzo della crisi economica seguita alle misure di quarantena imposte dalla pandemia, il negozio di ortofrutta Maori, inaugurato a Valcanneto, una frazione di Cerveteri, in provincia di Roma. A dare corpo al «sogno di una vita», sono state Matilde Apriletti e Orietta Degli Effetti, amiche da trent’anni, che per concretizzare la loro aspirazione lavorativa hanno potuto contare sull’aiuto del progetto L’Ora Undecima della Caritas diocesana di Porto-Santa Rufina, grazie a fondi 8xmille. «La gioia di dare una svolta alla nostra vita a cinquant’anni ci ha fatto partire con tanta adrenalina – raccontano a SegnoWeb Matilde e Orietta –. Incontrare nuovi volti, anche di chi viene in negozio per curiosità e apprezza il nostro stile, ci motiva molto. Non mancano difficoltà e preoccupazioni, ma i giorni in cui lavoriamo di più ci incoraggiano anche per quelli in cui si lavora meno. La grande sorpresa è vedere persone venute i primi giorni e che continuano a farlo, anche senza tanta pubblicità». 

La «bottega di una volta» – come la chiamano loro – di Orietta e Matilde vende prodotti di qualità, provenienti soprattutto dal territorio, tra cui anche marmellate, spezie e conserve di altre due attività nate con il supporto de L’Ora Undecima. L’iniziativa della Caritas di Porto-Santa Rufina, una diocesi estesa che raccoglie anche diversi quartieri della periferia di Roma, prende spunto dalla parabola del Vangelo di Matteo sulla chiamata degli operai dell’ultima ora e offre servizi gratuiti per l’inserimento lavorativo di giovani e meno giovani, con corsi di orientamento professionale e per la creazione d’impresa, oltre a contributi economici per l’avvio dell’attività. Vede l’adesione, tra l’altro, di diversi municipi della capitale e comuni della provincia, insieme alla Asl Rmf2. «Abbiamo iniziato a lavorare sul progetto di Orietta e Matilde diversi mesi fa – spiega a SegnoWeb Laura Bianchi, referente del progetto L’Ora Undecima –. A causa del coronavirus, inizialmente è stato tutto sospeso. Quando loro ci hanno comunicato di voler comunque andare avanti, abbiamo accelerato i tempi, rivisto il business plan alla luce dei cambiamenti e approvato velocemente il finanziamento. Abbiamo già dato un anticipo ed entro pochi giorni erogheremo il saldo, che consentirà loro di pagare gli ultimi fornitori». E prosegue: «La forza dell’attività di Matilde e Orietta è nella loro capacità di tessere relazioni, sognare insieme e far nascere un sorriso anche nelle difficoltà». In effetti, Orietta e Matilde non si sono lasciate spaventare dal lockdown e, quando i lavori di sistemazione del locale si sono fermati, si sono improvvisate imbianchine e arredatrici, hanno ridipinto serranda e interni, restaurato vecchi mobili e chiesto a parenti e amici ceste e cestini in cui mettere la merce. Le due neo imprenditrici si sono divise i compiti nell’attività, a seconda di capacità e carismi. «Matilde è l’amministratrice ed è addetta alle vendite, perché portata per le relazioni, ma ha anche il carattere più diretto quando si tratta di risolvere problemi – commentano le due donne –. Orietta, invece, si occupa degli ordini e della trasformazione di frutta e verdura, avendo un passato nella ristorazione. Di fronte alle difficoltà, lei interviene quando c’è bisogno di essere diplomatiche». 

«L’apertura di questa attività, che vuole contribuire alla fase di emergenza anche con consegne a domicilio, dà un messaggio di speranza – aggiunge Laura Bianchi –. La speranza che qualcosa di nuovo e di bello può nascere anche in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo. Come Caritas ci siamo appassionate alla loro storia e continueremo a supportarle affinché il loro progetto abbia un futuro». Le fanno eco le due donne protagoniste del progetto: «Noi non avevamo possibilità di aprire il negozio, anche se avevamo idee, voglia e coraggio. La Caritas ci ha mostrato il volto di un Dio che si è fatto madre e padre e ha colmato i nostri vuoti. Ci siamo fidate e affidate e in quanto ci sta accadendo vediamo un segno della Provvidenza, che ha concretizzato nostri sogni. Ancora oggi siamo incredule quando pensiamo o diciamo che questo negozio è davvero nostro!», concludono Orietta e Matilde.