La scrivania del delegato (per riderci un po' su)
Millenni fa fu la home page. Poi venne il turno del desk, termine prestato dalle redazioni giornalistiche. Oggi, per fortuna, abbiamo il ritorno al futuro. Sì, la vera novità di questa XVII Assemblea nazionale che veleggia sulle nubi del cloud e sulle capacità performative della rete on line (scongiuri, a riguardo…), è proprio la scrivania del delegato.
Sì, avete letto bene. Un italianissimo e anzianissimo termine vintage rende davvero nuova la “buona notizia”. Però, sia chiaro, è solo una trappola comunicativa. Nessuna scrivania reale, quelle, per intenderci, che i nostri nonni ci lasciavano in eredità e che ai nostri occhi valevano oro, con le foto, le cornici, i disegni e le carte accatastate come fossero reliquie sante, con la penna d’inchiostro vero, vivo, e il passacarte, e la pietra che fermava i fogli svolazzanti a causa dalla solita finestra aperta.
No, cari amici delegati e voi che ci seguite da casa. La scrivania del delegato, come tutte le scrivanie virtuali, ha bisogno di un username e una password per sedersi vicino a lei e far in modo che funzioni. E soprattutto di alcuni passi digitali-onirici per far scattare l’innamoramento, tra lei, la scrivania, e lui, il delegato. E poi? Ecco, mettiamoci il poi. E punti di sospensione... Qui entriamo nella metafisica della materia e nella spiritualità dei corpi concentrici. Visioni ancestrali e geometrie esistenziali di battiatiana memoria ci inseguono. Perché, anche io, cronista, come voi, delegati, «cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulle gente». E sulla scrivania. Del delegato, ovvio.
La scrivania del delegato è qui, davanti a noi, basta solo pigiare, no? E invece… e invece la scrivania del delegato che più digitale di così non si può, ci sprofonda, ci inonda, ci sonda, ci consola, fa la òla, è 'na sòla (termine ironico del dialetto romanesco che sta a indicare che è una "cosa" che potrebbe non funzionare), ci stanca, ci manca, ci sbanca, ci sbanda. E ci spaventa, specie se la connessione è lenta. E siamo soli: voi, delegati della prima assemblea on line della storia dell’Ac, e lei, la scrivania del delegato. Nemmeno un aiutino. E il delegato smanettone e un po’ hacker se la gode parecchio.
Votiamo, emendiamo, digitiamo, sbagliamo, correggiamo, firmiamo, deleghiamo. Insomma, esistiamo.
E se qualcosa va storto? Meglio non pensarci. Siamo uomini e donne di mondo. Ce la faremo. Con noi abbiamo la corona del rosario.
E così, come l’apostolo delle genti Paolo, ormai prossimo alla morte, anche noi osiamo dire: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede».
Però, a pensarci bene, in duemila anni e qualche spicciolo in più siamo riusciti anche ad attualizzare la frase paolina.
Che per noi, oggi, è così: ho combattuto la scrivania del delegato, ho terminato l’assemblea, ho conservato, nonostante tutto, la fede.
E, finalmente, ho spento il pc.