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Lettera in redazione
Migranti, Dublino: leggi da rispettare, riforme necessarie
Caro Segno, ho tra le mani il numero due della rivista dell’anno 2019 e, leggendo sulla prima di copertina, il titolo a grandi caratteri Ogni volto è un valore, ho subito pensato di scrivere questa lettera sull’argomento “Migranti”, che, da qualche tempo, nel nostro paese è di grande attualità e, di conseguenza, fonte infinita di polemiche tra le forze politiche e non solo; e mi riferisco al mondo religioso.
A scanso di equivoci o di false interpretazioni del mio pensiero, dico subito che considero i migranti miei fratelli “sfortunati”, sia quelli che fuggono dalla guerra, sia quelli che fuggono dalla fame e dalla miseria. Però l’accoglienza non deve essere indiscriminata, senza “se” e senza “ma”, a prescindere (come anche si dice) ma oculata, ragionata, regolamentata. Andare avanti senza regole vuol dire provocare o alimentare il caos. È inutile, anzi dannoso, accogliere, se non si è in grado di offrire all’ospite, al profugo, una buona, dignitosa accoglienza; una condizione di vita soddisfacente.
Il Papa con i Vescovi dovrebbero far sentire la loro autorevole voce ma, a mio avviso, dovrebbero rivolgersi alle Autorità politiche che siedono comodamente sulle poltrone dorate (in tutti i sensi, anche di quello economico) di Bruxelles, sede storica dell’Unione europea. La competenza su questo fenomeno di enorme portata è dell’Europa e non dell’Italia (o non soltanto dell’Italia). E lì che si dovrebbero sciogliere tutti i nodi di questo complesso, intricato problema. Persistendo, invece, la tiepidezza o quasi indifferenza dei vertici dell’Unione nell’affrontarlo e risolverlo, l’unico ad avvantaggiarsene, in termini di consensi elettorali, è il dinamico populista Matteo Salvini, con il suo movimento. E i recenti risultati delle elezioni europee in Italia lo hanno dimostrato abbondantemente.
Mi piace chiudere questa lettera, citando la conclusione dell’editoriale di Carlo Nordio (da Il Messaggero dell’8 luglio 2019). Che, a proposito dello sbarco a Lampedusa, avvenuto pochi giorni fa, della nave Sea Watch, battente bandiera olandese, che ha suscitato vivacissime polemiche con strascichi giudiziari propone che la domanda di accoglienza vada inoltrata all’Olanda. «Allora – scrive Nordio – l’Italia potrebbe anche accogliere i naufraghi per un soccorso temporaneo, salvo poi spedirli nel Paese destinatario. Questo non risolverebbe il problema per le imbarcazioni italiane, ma intanto costringerebbe gli Stati europei e i capitani delle loro navi a rivelare la loro buona o mala fede. E sarebbe un piccolo passo politicamente importante verso la discussione, se non proprio la risoluzione di un problema che, altrimenti, rischia di sfuggire di mano al nostro Paese. Un passo indietro, per farne dieci più avanti».
Trovo questa proposta di Nordio davvero ragionata, sensata e anche possibile. Perché non seguirla?
Salvatore Sisinni Squinzano (LE)
Ringraziamo Salvatore Sisinni per l’attenzione riservata alla nostra rivista e per aver proposto una riflessione su un tema davvero delicato, che ha a che fare con l’assoluto valore di ogni vita umana, chiamando al contempo in causa le responsabilità della politica.
Una precisazione. Leggiamo: «La competenza su questo fenomeno di enorme portata è dell’Europa e non dell’Italia». Stando ai Trattati Ue e all’Accordo di Dublino la competenza diretta è degli Stati nazionali e l’Ue ha solo un ruolo di coordinamento, senza reale capacità decisionale, negata – nel corso degli anni – alle istituzioni europee dagli stessi Stati nazionali, Italia compresa. Per questa ragione l’Ue ha “le mani legate”, non potendo imporre, ad esempio, il ricollocamento obbligatorio dei migranti che giungono sulle sponde italiane o greche o spagnole. Da qui la necessità della riforma di Dublino, invocata – giustamente – anche dal nostro governo. Il fenomeno migratorio, imponente e tragico al contempo, richiede di certo una risposta solidale dall’Europa.
Su Nordio e la Sea Watch. Proposta interessante, ma che va al di là del diritto europeo e del diritto internazionale. E la bandiera olandese, di per sé, non basta per “spedire” i migranti dal paese di approdo a un altro Stato. Almeno stando alle regole internazionali.
Ancora grazie. Cordiali saluti
Gianni Borsa direttore Segno nel mondo