Ritrovare il gusto di "fare" insieme

Chiara Santomiero

Ritrovare il gusto di “fare” insieme

«Non sappiamo ancora quali saranno gli effetti di questo periodo dal punto di vista psicologico. Tuttavia sono convinta che questo tempo potrebbe addirittura diventare l’occasione per acquisire una maggiore resilienza, attraverso la coesione familiare. Non si tratta di vivere spalla a spalla, ma di sapere di poter contare sull’altro nel momento di bisogno. In questo caso il gruppo è la famiglia e può uscirne rafforzata la consapevolezza del suo sostegno nel cammino di ognuno». Simonetta Gentile, responsabile di psicologia clinica all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega a SegnoWeb come e perché, per genitori e figli, questo potrebbe diventare un tempo favorevole

 

L’emergenza da Covid-19 ha costretto gli italiani a un tempo inedito, tenendo tutti in casa e stravolgendo gli ordinari ritmi di vita. Senza scuola e spesso in smart working, i genitori sono obbligati a inventarsi una nuova quotidianità, sperando che arrivi presto il “dopo” e preoccupandosi degli effetti che l’isolamento potrà avere sui più piccoli. Abbiamo chiesto qualche regola di “sopravvivenza” alla dottoressa Simonetta Gentile, responsabile di psicologia clinica all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Qual è la prima regola per i genitori in questo periodo?

Mantenere la calma. Occorre riflettere sulle proprie emozioni per non trasmettere emozioni negative ai bambini. Soprattutto i più piccoli, quelli in età pre-scolare che sono molto in sintonia con la vita emotiva dei genitori, empaticamente, implicitamente, percepiscono tutti gli stati d’animo degli adulti. E facilmente possono mostrare reazioni di irritabilità, iperattività, pianto immotivato, difficoltà di addormentarsi se avvertono lo stato d’ansia di papà e mamma. 

Come si ricostruisce una routine in una situazione che ha colto tutti di sorpresa?

È come andare in barca a vela. Occorre tenere ben saldo il timone e mantenere la rotta. Bisogna stabilire dei tempi per il lavoro, lo studio, il gioco, rispettare gli orari del sonno e dei pasti, ma anche trovare spazi di semplice distrazione, di piacevole relazione di gioco con il bambino. La difficoltà è proprio questa: trovare il giusto equilibrio tra mantenere gli impegni che ci si è prefissi e lasciarsi un po’ andare al piacere di stare insieme. 

Magari cucinando insieme?

L’idea di condividere le piccole incombenze quotidiane può essere d’aiuto ai bambini. Ritrovare l’esperienza di “fare” insieme. Nelle generazioni precedenti avveniva con più facilità perché le mamme erano in casa e anche le nonne, magari pure le zie. C’era un entourage prevalentemente femminile che coinvolgeva i bambini, specialmente le bambine, nelle incombenze domestiche. È un tipo di vicinanza che si è un po’ persa perché quasi sempre le mamme lavorano fuori casa, ma oggi c’è di positivo che anche i papà possono scoprire la quotidianità di fare qualcosa insieme ai figli. 

Quanto è importante per un bambino uscire dallo spazio ristretto di casa?

È importante per tutti e soprattutto per i bambini. Però è importante veicolare il messaggio che si può resistere, che si può imparare a procrastinare bisogni ed esigenze se c’è un’emergenza più grande di noi. Ovviamente ci sono delle eccezioni. Ho avuto un caso di un ragazzino autistico che non riusciva a rimanere in casa: chi soffre di questo disturbo ha un particolare bisogno di rispettare la propria routine. Il problema è stato risolto con una certificazione dal medico curante che giustifica una passeggiata di 15 minuti al giorno. Però un bambino che sta bene, e ha un contesto sereno intorno, può rispettare la regola di non uscire. 

Come coltivare il valore della socialità per gli adolescenti?

Ho visto che gli adolescenti sono molto bravi a comunicare attraverso canali social e strumenti digitali. Noi riusciamo addirittura a portare avanti le psicoterapie via skype o attraverso videochiamate. È chiaro che non è mai come una seduta vis-à-vis, però ci ha sorpreso positivamente constatare come i ragazzi, anche attraverso una comunicazione a distanza, riescono davvero a entrare in relazione con il terapeuta.

I genitori si preoccupano di quali potranno essere gli effetti di questo periodo di isolamento sulla psiche dei più piccoli: hanno ragione?

Non sappiamo ancora quali saranno gli effetti di questo periodo dal punto di vista psicologico poiché non ci sono studi specifici di situazioni eguali. Tuttavia sono convinta che in presenza di condizioni tipiche, in cui cioè non ci siano altre variabili come malattie, disabilità, ristrettezza economica o degli spazi, questo tempo potrebbe addirittura diventare l’occasione per acquisire una maggiore resilienza, attraverso la coesione familiare. In epoca di Covid-19 chissà quanti hanno ritrovato la possibilità di comunicare con cugini che non vedevano dall’infanzia, amici che erano lontani e soprattutto con i membri della famiglia. Non si tratta di vivere spalla a spalla, ma di sapere di poter contare sull’altro nel momento di bisogno. Fa parte della condizione umana, lo possiamo vedere nei clan degli scozzesi o nelle tribù dei maori: il gruppo aiuta e protegge. In questo caso il gruppo è la famiglia e in questo tempo può uscirne rafforzata la consapevolezza del suo sostegno nel cammino di ognuno.