Non dimentichiamoci dei più piccoli
Negli ultimi dieci anni abbiamo perso oltre 385 mila minori; l’anno scorso 1 milione 137 mila bambini (l’11,4% del totale) si trovavano in condizioni di povertà assoluta, un dato che rischia di subire una nuova impennata per gli effetti del Covid.
In occasione della Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza che si celebra oggi, venerdì 20 novembre, durante questo tempo fragile e complesso che stiamo vivendo, ci chiediamo come rafforzare ulteriormente la cura dei piccoli, che da sempre caratterizza la nostra associazione, rilanciando il protagonismo dei ragazzi, in cui l’Acr è maestra, e allargando il più possibile la proposta di un’esperienza educativa a servizio della loro crescita
L’Italia non è un paese per bambini. E ancor meno per bambine. Certo, non è una novità e non è colpa del Covid, basti solo pensare all’inarrestabile calo demografico, ma è innegabile che l’emergenza sanitaria anche in questo campo ha fatto affiorare le criticità: il 30% dei bambini italiani è stato tagliato fuori dalla didattica a distanza e la mancanza di scuola ha generato costi sociali elevatissimi: le disuguaglianze si sono accentuate, è cresciuta la povertà materiale e i bambini svantaggiati sono diventati doppiamente svantaggiati. Si è accumulato – sostengono i pediatri (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=85658) – un ritardo educativo, a cui si associano manifestazioni di disagio psicologico, aumentato rischio di violenza subita o assistita, riduzione di qualità degli apporti alimentari, riduzione dei supporti abilitativi e a volte strettamente medici per bambini affetti da disabilità o patologie croniche, naturalmente in stretta relazione con la qualità e l’offerta preesistente dei servizi, già carenti in molte parti d’Italia. Ed è proprio questo il punto: l’offerta educativa e di servizi era già insufficiente prima dell’epidemia e i bambini e le bambine erano già gli ultimi degli ultimi prima che i vari dpcm, che all’inizio se li erano proprio dimenticati, evidenziassero in maniera plastica questa mancanza.
Venti novembre: Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza
Da tempo l’infanzia e l’adolescenza sono sparite dall’agenda della politica e dell’informazione: fino a quando non disturbano (pensiamo a Greta), fino a quando non la fanno grossa, fino a quando non votano, ragazzi e adolescenti restano invisibili. «L’Italia» ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, che in occasione della Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza che si celebra oggi, venerdì 20 novembre, ha diffuso l’XI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio (https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/con-gli-occhi-delle-bambine_0.pdf) «è un paese che aveva già dimostrato di aver messo l’infanzia agli ultimi posti tra le proprie priorità e che di fronte a una sfida sanitaria e socioeconomica come quella che stiamo affrontando stenta a cambiare strada mettendo i bambini e gli adolescenti al centro delle proprie politiche di rilancio».
Eppure i numeri sono allarmanti: negli ultimi dieci anni abbiamo perso oltre 385 mila minori; l’anno scorso 1 milione 137 mila bambini (l’11,4% del totale) si trovavano in condizioni di povertà assoluta, un dato che rischia di subire una nuova impennata per gli effetti del Covid. Per non parlare della povertà educativa, meno visibile e quantificabile, accresciuta dalla didattica a distanza, che rischia di tradursi nella perdita di competenze e nell’incremento della dispersione scolastica, in una parola nel diminuire di opportunità per il futuro, specialmente al Sud. Una perdita che non è solo una condanna per quei bambini e quei ragazzi, per i quali la scuola pur con tutte le sue magagne rappresenta uno spazio di apprendimento, un’opportunità di vivere relazioni sane, un pasto equilibrato, un momento di serenità in cui riconciliarsi con la propria età, ma per tutta la comunità, perché non c’è sviluppo economico senza conoscenza: non c’è futuro per un paese che non investe nei bambini e nelle bambine, queste ultime ancora più penalizzate dalla crisi attuale nonostante siano più brave dei loro coetanei maschi, abbiano meno bocciature e si mostrino più resilienti e cooperative.
Questo tempo fragile e complesso che stiamo vivendo ci chiede di rafforzare ulteriormente la cura dei piccoli, che da sempre caratterizza la nostra associazione, di rilanciare il protagonismo dei ragazzi, in cui l’Acr è maestra, di allargare il più possibile la proposta di un’esperienza educativa a servizio della loro crescita. Perché ci sono bambini e ragazzi che possono contare solo sulla nostra attenzione e sulla nostra voce: devono sapere di poterci contare sempre.