Roberto, l'ultimo campione di tutti

Domenico Iovane

Abbiamo visto per voi "Il divin codino", il film su Roberto Baggio. Oltre ogni valutazione critica dell'opera, riemerge la capacità che ha avuto il grande numero 10, suo malgrado, di entrare nell'immaginario collettivo del Paese.

Aprile 2001, Juventus vs Brescia, stadio Delle Alpi di Torino, minuto 85, lancio da centrocampo di un giovanissimo Andrea Pirlo, controllo a seguire del divin codino con dribbling al portiere juventino e goal del definitivo 1 a 1: Roberto Baggio è diventata una leggenda non solo per questo. Alla fine, tutti gli hanno voluto bene e riconosciuto un talento unico, anche i suoi detrattori, forse perché non era solo genio calcistico ma soprattutto il sogno di tutti, alla portata di chiunque amasse il calcio oltre gli schemi, il denaro e la divisa.

Il Divin Codino, diretto da Letizia Lamartire, è un film biografico che cerca di raccontare umilmente, semplicemente ed episodicamente alcuni momenti della vita calcistica ed umana di Roberto Baggio. Prodotto e distribuito sulla piattaforma Netflix dal 26 maggio, la storia di Baggio va oltre l’opera cinematografica ed è per questo che il film verrà visto. Baggio si può raccontare ma non imitare e difficilmente la sua vita si può limitare e rinchiudere in due ore di girato o sceneggiatura. La libertà del suo genio calcistico è stata sempre una componente fondamentale nel suo percorso professionale e di vita, sia in positivo sia in negativo. Il film però alimenta il sogno che è stato ed incredibilmente continua ad essere. Il film non pretende di essere un capolavoro ma un semplice racconto. Dalla vita di Roberto Baggio e dal film Il Divin Codino emergono due strade: la prima che ripercorre le cadute dalle quali sono emerse quasi sempre delle rivincite; la seconda racconta che Baggio è stato il conflitto tra l’uomo e il calciatore mascherato dagli screzi con gli allenatori. La regia con le sue inquadrature ha giocato tantissimo sul primo piano per raccontare più da vicino le emozioni di una storia che nasce sul campo da gioco ed arriva a tutti quelli che hanno la passione per il bel calcio. Tutto questo è stato possibile grazie all’interpretazione di un bravissimo giovane attore, Andrea Arcangeli, che si è calato con umiltà nel personaggio.

Incredibilmente nel film si vedrà tanto campo grazie ovviamente alle controfigure perché i dribbling e le giocate di Roberto Baggio non si possono improvvisare. Sono lampi di magia e semplicità “divina” che hanno stupito avversari, compagni di squadra e tifosi. Il Divin Codino si presenta come un biopic cinematografico ma in realtà è un piccolo contenitore di ricordi sceneggiati e raccontati, nulla di più e nulla di meno. Una cronistoria di alcune pagine di storia, emozioni, giocate, goal e dribbling che hanno scritto il manuale del calcio e forgiato il numero 10 per eccellenza. Un esemplare rarissimo in questi tempi di mezzi numeri.

Non solo calcio, il film mette in evidenza anche un uomo che abbraccia la fede del buddismo per abbracciare la sua vita con il desiderio di un figlio di ricevere l’amore e le attenzioni di un padre burbero ed esigente.

Il film di Letizia Lamartire non impressiona per tecnica cinematografica ma dipende completamente dalla vita di un uomo che ha diviso e poi unito tutti. Ha divertito. Ha fatto sognare. Ha voluto avere sempre nelle sue mani o meglio tra i suoi piedi il pennello per dipingere in campo capolavori immortali con cui, come un eroe epico, ha vinto per sempre l’oblio.

Nota di merito per la colonna sonora “L’uomo dietro il campione”, scritta ed interpretata da Diodato che con la sua penna e la sua voce soffia via la polvere sull’album dei ricordi.