Terra Santa? Non siamo tutti sulla stessa barca
In Terra Santa la situazione sanitaria è preoccupante. Per mons. Pizzaballa, «qualcuno il vaccino l’ha avuto, altri lo sognano. Qualcuno ha accesso alle cure mediche e altri no». Ma la Chiesa di Gerusalemme non è mai ferma. Molte le attività rivolte fuori dalla Chiesa cattolica che concorrono al dialogo, alla riconciliazione, alla fraternità
«Sono qui da 30 anni e ho visto guerre, Intifada e tanto altro, ma mai una situazione come quella attuale in cui non c’è nessuno e nessuno può venire. I luoghi santi sono chiusi e i pellegrinaggi bloccati da marzo scorso. Tutto ciò ha avuto conseguenze economiche disastrose su migliaia di famiglie, soprattutto cristiane. Nell’area di Betlemme ci sono condizioni di povertà estrema che non si erano mai viste prima. Lo stesso in Giordania. Riceviamo continuamente richieste d’aiuto. Ciò che spaventa di più è che non si sa se e quando tutto questo potrà finire». L’incontro online con il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, organizzato nei giorni scorsi dal Forum internazionale di Azione cattolica è stato l’occasione per entrare nel vivo della realtà delle comunità cristiane di Terra Santa duramente colpite dagli effetti della pandemia che ha bloccato ogni forma di turismo religioso, principale fonte di sostentamento per tante famiglie. All’appuntamento dal titolo, Gerusalemme Chiesa madre, locale e universale. Incontro con il Patriarca Pierbattista Pizzaballa e le “pietre vive” hanno partecipato 32 Paesi di Europa, Africa, Asia e America.
Anche la situazione sanitaria è preoccupante: «Qualcuno il vaccino l’ha avuto, altri lo sognano – ha sottolineato Pizzaballa, con riguardo alla situazione dei palestinesi privi di vaccino anti Covid a differenza di Israele, che è la prima nazione al mondo per dosi inoculate sul totale di 9 milioni di abitanti –. Qualcuno ha accesso alle cure mediche e altri no. Non siamo tutti sulla stessa barca anche rispetto alla pandemia».
Nessuno spiraglio anche per il processo di pace, nonostante i tanti accordi che si sono susseguiti, da quello di Oslo al The Deal of the century, l’accordo del secolo. «Abbiamo assistito al fallimento uno dopo l’altro di accordi nati a tavolino, ma senza tenere conto del territorio. La pace, perché diventi reale, ha bisogno del consenso della popolazione, deve tener conto delle esigenze minimali di giustizia, di dignità della persona». Il pensiero del patriarca va ancora una volta ai palestinesi: «Come Maria e Giuseppe nella notte di Natale, i palestinesi non hanno un posto nel mondo dove stare. Viene sempre chiesto loro di aspettare gli accordi che poi falliscono. Affinché tutto ciò cambi, bisogna partire dal territorio, dalle persone. Non il contrario. Il compito della politica è tradurre in decisioni concrete le attese della popolazione. In questo momento non abbiamo leadership. Per questo dico che dobbiamo essere noi a partire dal territorio. Creiamo gesti di fiducia e spazi in cui le persone possano incontrarsi». Pizzaballa vuole però che si pensi alla Chiesa di Gerusalemme anche per la sua bellezza e umanità, per il carattere estroverso per cui il 90% delle attività è rivolto fuori dalla Chiesa cattolica in iniziative che concorrono al dialogo, alla riconciliazione, alla fraternità.
In questa prospettiva assumono particolare importanza le attività presentate dalle “pietre vive” che testimoniano una fede vissuta nell’attualità e non solo nella custodia della memoria. È dedicata al sostegno soprattutto di giovani e donne, come ha spiegato Vincenzo Bellomo, la “Casa dei Magi”, uno spazio di accoglienza e orientamento al lavoro in un contesto – quello del Governatorato di Betlemme – dove la limitata libertà di movimento genera una precaria situazione economica e forti tensioni sociali. Duniana Zahran, membro del Segretariato di YJHP – Youth Jesus’s homeland Palestine, ha raccontato la realtà di un’associazione che unisce ragazzi, giovani e giovani adulti delle parrocchie della Palestina e Niveen Andraws le attività del movimento Young christian students, di cui è vice segretario generale. Lucio Turra, amministratore nazionale dell’Azione cattolica italiana, ha espresso il desiderio di tutti di tornare presto in Terra santa per continuare, una presenza costante che si è fatta, nel tempo, pellegrinaggio, volontariato con il progetto “Al veder la stella” e sostegno a distanza da parte di gruppi e associazioni diocesane.