Tutti in scena... ma con fatica
Cinema e teatro, la storia della cultura italiana. Un popolo di artisti alla ricerca della propria identità che sta soffrendo per le conseguenze dettate dalla pandemia. Il distanziamento fisico non favorisce questo settore, anzi. Il racconto di Giorgio Lopez, attore e doppiatore, per Segno nel mondo
C'è tanta voglia di cinema dopo il lockdown per l'emergenza Coronavirus. E finalmente, tra sale cinematografiche al chiuso e altre all’aperto il settore è ripartito. Grande successo per il cine drive-in che dal Nord al Sud ha Sud Italia ha coinvolto tantissimi ragazzi che hanno riscoperto il piacere di una tradizione che ormai sembrava essere stata dimenticata. Nel frattempo sono cambiate le regole: massimo 200 spettatori al chiuso (fino a mille per gli spettacoli all’aperto), percorsi separati per entrata e uscita ed elenco presenze. Queste sono alcune delle linee guida approvate dalla Conferenza Stato Regioni, allegate al Dpcm che disciplina la Fase 3.
Tra le regole da adottare inizialmente era previsto anche l'obbligo di mascherina pure da seduti al posto, ma successivamente sono state accolte le richieste delle associazioni di categoria.
Al cinema si può, dunque, andare con familiari e congiunti e stare seduti accanto, mantenendo il distanziamento da altri gruppi di persone e non vi sarà obbligo di indossare la mascherina quando si è seduti. Anche qui sono presenti delle barriere fisiche alla cassa e i punti di ristoro all’interno delle strutture cinematografiche sono aperte.
Ad ogni modo la ripresa non è stata, però, come ce la si aspettava, in particolare il teatro è un settore che sta avendo grandi difficoltà a ripartire. Troppe spese e pochi guadagni dovuti anche alla diminuzione dei posti previsti in sala. Migliaia di attori, registi, tecnici e addetti a vari settori, sono fermi e la ripresa che li attendeva, fissata per il 15 giugno, non parte, a loro avviso, con le giuste aspettative. Il quadro che ne esce scoraggia i più ma la voglia di riemergere si avverte in tutta la sua forza.
SegnoWeb ne ha parlato con l’attore e doppiatore Giorgio Lopez, voce di grandi personaggi internazionali come Dustin Hoffman, Danny DeVito e John Clesse.
Meno 10 milioni tra 25 febbraio e il primo marzo sono stati cancellati 4.700 spettacoli. Secondo lei riuscirà questo settore a riprendersi?
"La ripresa è strettamente legata allo stato italiano e alla Repubblica italiana. Bisogna riportare il lavoro e le possibilità di lavorare con lo sviluppo dell’economia. Si pensi che fino a qualche anno fa esisteva un ministero del turismo e dello spettacolo grazie al quale tutte le compagnie teatrali che presentassero un programma, potevano avere una disponibilità economica da poter scontare da un servizio bancario. Le compagnie quindi erano aiutate agevolate con queste somme che il ministero metteva a disposizione ora invece sono tutte costrette a fare per conto proprio e non è facile. Sono già alcuni anni che il teatro è molto cambiato, il genere, la platea, le generazioni cambiano e si modificano i gusti. Soprattutto puntare sui ragazzi non è facile. Oggi la gente vuole sorridere e trascorrere due ora di spensieratezza, per questo bisogna individuare bene gli argomenti, arricchire lo spettacolo con musica e balletti. Anni fa potevano piacere i monologhi, ora non più.
Dopo questa crisi che ancora coinvolge il mondo dell’arte in particolare, però, non so come si potrà ripartire. Di certo si potrà puntare su piccoli spettacoli, così come stanno facendo alcune compagnie che con piccoli tour stanno girando le piazze italiane senza spendere molto in scenografie, ma cercando di curare il contenuto e dare spazio al talento degli artisti.
Oggi purtroppo la situazione è critica anche all’estero, non posso immaginare un teatro come Valle in Argentina che si è pensato di farlo diventare un supermercato. Dei gioielli architettonici che fanno parte della nostra vita. Il teatro è nato con noi e ha alle spalle migliaia di anni di storia. Oggi in alcuni posti, all’estero, stanno addirittura togliendo le poltrone per favorire il distanziamento fisico. È un qualcosa di inspiegabile.
Si parla tanto di ritorno a scuola, anche quello è un settore ormai martoriato come il teatro. La cultura non può essere dimenticata. L’Italia è la culla della cultura europea e deve rimanere tale – conclude Lopez -. Si deve ripartire da quella per creare un’Italia migliore. Bisogna trovare la via più logica per non distruggere il nostro passato gloriosissimo e non strafare distruggendo il nostro futuro di cui non sappiamo più nulla. L’Italia ha delle possibilità enormi e bisogna saper investire".