Un grazie a Silvia e le altre

Gianni Di Santo

Io non mi chiamo Silvia. E non so perché abbia scelto di fare volontariato lontano dal nostro paese. Perché un giorno qualsiasi un ragazzo o una ragazza decidano, all’improvviso, di partire per rotte insicure alla ricerca del volto dell’altro. Forse dovremmo avere anche il coraggio di non giudicarli con troppa fretta questi angeli custodi di terra “altra”.

Però so, sappiamo, che se non avessimo, ogni tanto, davanti ai nostri occhi bendati da conformismo borghese, questi volti dimenticati dalle comodità occidentali, che hanno in sé la cultura del donarsi, questo povero Paese sarebbe già da tanto tempo alla deriva. 

Silvia e le altre, Silvia e gli altri, il sorriso e la speranza di chi sta là, in terra straniera, ci provocano ogni giorno, mettono a nudo le nostre tranquillità in nome di un silenzio e nascondimento operoso che nemmeno sogniamo nei nostri territori digitalizzati. 

Le mani al posto delle chat. Il cuore al posto del calcolo. Il dono al posto del regalo. L’anima al posto dell’indifferenza. Il loro sorriso ci spiazza. E mai ci consola.

Ecco perché io, noi, a questa Silvia e le tante altre che non conosciamo, vogliamo dire solo grazie.